Fortuna che si ergono a paladini antisistema, si premurano perfino di boicottare i convegni contro i banchieri, certo non dimenticandosi di salvare le apparenze con un No Monti day dopo aver festeggiato il presentabile liberatore dallo psiconano! Ne è passata di acqua sotto ai ponti, da quando questo "fronte" guardava alla Russia come modello anticapitalista. Si sono ben presto dimenticati della lezione di Lev Tolstoj, come ripropone Giuseppe Turrisi nel suo articolo "Il signoraggista" :
“La terra gli è tolta e viene considerata proprietà di coloro che non la lavorano; in modo che per procurarsi da questa il nutrimento, il contadino deve fare tutto ciò che da lui esigono i proprietari della terra. E se abbandona la terra e si colloca al lavoro nelle officine, nelle fabbriche, allora cade in servitù dei ricchi, deve lavorare per tutta la sua vita, dieci, dodici, quattordici ore al giorno e più, fare per altri un lavoro monotono,
noioso e spesso pericoloso per la sua stessa vita. Può egli mettersi a coltivare la terra o a lavorare in proprio, in modo da nutrirsi senza miseria; ma allora non lo si lascia tranquillo, gli si chiedono le imposte e inoltre lo si costringe per tre, quattro, cinque anni a servire nell’esercito, o gli si fanno pagare imposte speciali per l’organizzazione militare. E s’egli vuole trar profitto dalla terra senza pagare per essa, o se si mette in sciopero e vuole impedire agli altri operai di prendere il suo posto, o se rifiuta di pagare le imposte, allora si mandano le truppe contro di lui, viene ferito o ucciso, e colla forza lo si costringe a lavorare e a pagare come prima. Così vivono i contadini e gli operai del mondo intero, non come uomini, ma come bestie da soma, che sono forzati durante tutta la loro vita a fare non quel ch’è utile a loro, ma ciò che serve ai loro oppressori, e perciò si dà loro quel tanto di nutrimento, di vestiario e di riposo appena necessario, perché essi possano lavorare senza tregua. La minoranza degli uomini, quella che domina il popolo lavoratore, approfittando di tutto quel che questo produce, vive nell’ozio e nel lusso sfrenato, sprecando inutilmente, in modo immorale, il prodotto del lavoro di milioni di operai.”
Il primo articolo, di Israel Shamir, racconta come sia stato ripudiato un suo articolo in difesa della sovranità russa da parte di un quotidiano di sinistra che lo aveva richiesto all'autore. Il secondo è redatto da Contropiano (rete dei comunisti) che smaschera un "dossier" finalizzato a denigrare la figura di Chavez, operazione alquanto comoda al Pentagono.
Barbara
Pussy Riot contro Putin da Londra fino a Mosca di Israel Shamir
Ho ricevuto una lettera dal direttore artistico del Morning Star, che mi chiedeva il permesso di ripubblicare il mio famoso “Saggio sulle Pussy Riot” (1):
Ho dato subito il permesso e l’hanno pubblicato. Subito dopo l’hanno rimosso, dietro le pressioni della Lobby Ebraica.
La Lobby aveva buoni motivi per obiettare. In quest’articolo io ho scritto:
In realtà, la posizione ebraica sulla vicenda Pussy Riot è anche più di questo: anche se non ho ritenuto necessario dirlo nel mio articolo, i più fanatici sostenitori delle Pussy Riot e nemici della Chiesa in Russia, come Viktor Shenderovich, Igor Eidman, Marat Gelman, neanche a farlo apposta sono di origine ebraica. Nessuno di loro è un ebreo praticante, ma pare abbiano ereditato comunque dai loro predecessori l’odio per la Chiesa. Tutti loro, inoltre, sono sostenitori dell’imperialismo occidentale.
Sicuramente ci sono anche molti non-ebrei che odiano la Chiesa e ci sono molti discendenti di ebrei che si sono convertiti al cristianesimo, ma comunque la correlazione è innegabile. Danno il loro appoggio anche i marxisti ebrei inglesi “tribali o kosher”, poiché, a detta di Gilad Atzmon (2), “il marxismo ebreo è molto diverso dal marxismo e socialismo in generale. Mentre il marxismo è un paradigma universale, quello ebreo è un crudo sfruttamento opportunistico di terminologie “filo-marxiste” per la causa tribale ebraica. Atzmon potrebbe anche aggiungere che i marxisti ebrei sostengono l’Impero. In ogni caso, erano tutti all’erta: hanno fatto pressione (3) sul Morning Star e i comunisti inglesi si sono subito arresi.
Non gli importava niente se gli attacchi provenissero da Harry’s Place (4), il più feroce blog sionista nel Regno Unito, totalmente imperialista, fieramente anti-musulmano, contrario fino all’osso all’ Iran e alla Siria, violentemente anti-russo e sicuramente anti-Shamir. Harry’s Place mi ha descritto come “antisemita-negatore dell’Olocausto-collaboratore di Assange-tirapiedi di Lukashenko-quel viscido di Israel Shamir”. Credo che in futuro userò queste definizioni come firma.
Il giornale si è scusato con i lettori in questi termini:
“Un certo numero di lettori ha sollevato serie preoccupazioni sulla decisione di ripubblicare nel numero di Sabato del Morning Star un articolo di Israel Shamir sulla band russa delle Pussy Riot. Il giornale vuole rassicurare i lettori che l’articolo è stato tratto in totale buona fede da Counterpunch senza essere a conoscenza del background dell’autore.
Vogliamo riconfermare l’impegno del giornale a pubblicare articoli di autori che riflettono e sono costantemente impegnati nei valori dell’anti-razzismo, anti-fascismo, solidarietà internazionale e giustizia sociale che il giornale da sempre sostiene fin dalla sua fondazione. Esso resta ben radicato su questi principi e in futuro, dove possibile, cercherà di approfondire le biografie degli autori degli articoli prima di pubblicarli.
Nel frattempo il Morning Star si dissocia dall’opinione dell’autore di quest’ articolo, che non riflette la posizione del giornale o le posizioni del movimento nel suo insieme. Ci scusiamo per il disagio arrecato.”
Così tante parole in codice per mascherare le loro fragili ginocchia. Se non sono in grado di far fronte a un drappello di marxisti ebrei, come potranno mai far fronte ai grandi nemici capitalisti?
Ma non è mia intenzione continuare su questo tono determinista, condannando i Rossi e gli Ebrei. Nonostante le evidenti correlazioni, la gente è libera di pensare e di agire. Siamo esseri liberi. Alcune delle voci più forti contrarie alle Pussy Riot erano Rossi ed Ebrei, o anche russi di sinistra di www.left.ru, alcuni di origine ebraica e altri no, tutti fortemente anti-sionisti (hanno persino tradotto e pubblicato Israel Shahak).
Ecco un estratto di uno dei loro scritti, di Valentin Zorin. Il pezzo spiega bene la posizione della sinistra russa anti-imperialista, quella che dovrebbe influenzare la Sinistra e la Destra anti-imperialiste occidentali.
Pussy-Rioting contro la Russia Indipendente – di Valentin Zorin (estratto)
(in Russo http://left.ru/2012/4/zorin215.phtml )
“…non solo il loro nome (Pussy Riot) è inglese, ma parlano come se traducessero dall’inglese. Usano il linguaggio di un nativo americanizzato che pensa e parla il linguaggio dei colonizzatori. La Russia non è decisamente una colonia dell’Impero Anglo-Americano, o almeno ancora non è una colonia, ma già esistono i nativi colonizzati, e a branchi. Poiché la colonizzazione non è un evento solitario, è un processo prolungato nel tempo.
Le Pussy Riot appartengono alla sinistra radicale borghese tipica delle nazioni colonizzate. Le loro origini vanno cercate nei primi anni della guerra fredda, quando gli Stati Uniti decisero di utilizzare l’ideologia di sinistra per sconfiggere lo stesso comunismo. Femminismo, liberazione sessuale, anche i movimenti per i diritti civili erano sponsorizzati dalle agenzie di stato e da gruppi finanziari americani.
Fecero studi sui generi umani, importarono il post-strutturalismo francese di Foucault e Derrida, per poi esportare i prodotti finiti nelle culture colonizzate.
Per quale ragione? Pensateci: quale sarebbe il soldato migliore per la Russia, uno che crede in “Dio, Re e Patria” o uno che pensa che tutte queste idee (ad eccezione del post-modernismo e del post-strutturalismo) sono solo illusioni indotte dalle autorità? O, più semplicemente: cosa preferirebbe indossare un marines russo sotto l’uniforme in un combattimento faccia a faccia, una croce o un’immagine politicamente corretta e adeguata al genere?
Sì lo so, dopo aver posto questa domanda sarò bandito per sempre dal Regno del Paradiso della Sinistra. Del mio rammarico riderebbe sarcastico un guru francese del post-qualcosa e gli ultraconservatori applaudirebbero.
Ma questa domanda permette di comprendere a fondo il significato della vicenda Pussy Riot, poiché il suo vero significato ci sfugge, e sfugge anche a Putin, e anche alla Chiesa. I Maestri Imperialisti dei Grandi Discorsi ne determinano il significato e noi possiamo solo capire o non capire. Tutti i giornali occidentali hanno detto chiaro e tondo: “Putin contro Pussy Riot; Putin condanna Pussy Riot; Pussy Riot contro Putin”. E’ stato detto e ridetto dai media coloniali russi, praticamente da tutti quelli che contano, ad eccezione di qualche parruccone incallito (…)
Che cosa ha permesso il successo e la fama immediata delle Pussy Riot? Chi ne ha assicurato un posto nella storia? E’ stato Putin, Putin è il nostro Alfa e Omega. Per favore, Putin, non mi picchi, non sono stato io, sono loro, le Pussies!
Non hanno mica chiesto a Maria Vergine di bandire la proprietà privata, i commercianti di droga, i trafficanti di esseri umani, banchieri, polizia, Sesta Flotta o altro. No, le hanno chiesto di rimuovere un cattivo soggetto chiamato Putin dal Cremlino.
Anche se le Pussies si fossero sbagliate, il Dipartimento di Stato, Madonna, La sig.ra Clinton, la signora Merkel, il NYTimes e il Guardian non si sarebbero sbagliati di certo. Tutti loro sanno che dietro a Putin c’e’ una forza che stabilisce dei limiti all’onnipresenza imperialista e al monopolio dei padroni sul significato delle cose.
Senza Putin, ovvero senza che la Russia Indipendente blocchi la strada al dominio totale dell’Impero d’Occidente, nessuno noterebbe le Pussies, neanche noi lo faremmo e neanche i nostri potenti oligarchi. Dà fastidio sentirlo, ma noi diverremmo una remota e insignificante provincia dell’Impero, buona per affari e svaghi, ma di nessuna importanza politica. Diverremmo una Nullità che non fa altro che mangiare e guardare la TV. A controllarci basterebbe una piccola guarnigione di soldati dell’Impero.
Ma nonostante tutti gli sforzi di questo Impero, Putin è ancora seduto sulla sua poltrona al Cremlino.
Qual è il segreto della sua longevità politica? Le crudeli repressioni? E se sì, dove sono i martiri? L’unico prigioniero politico possibile è l’oligarca Khodorkovsky. Un altro potrebbe essere Udaltsov, mai però detenuto per più di quindici giorni. Quindi, forse il segreto è: l’appoggio silenzioso alle masse che non vogliono affondare nella Nullità?
Ci sono tanti motivi per essere disgustati dalla Chiesa, poiché consacra l’arroganza capitalista. Ma se le masse ne hanno bisogno come “il cuore di un mondo senza cuore” per poter sopravvivere, lasciate che sia! E’ cosa buona. E se le masse appoggiano segretamente Putin, perché non esiste altra forza capace di resistere all’Impero e al Nulla, lasciate che sia. E’ cosa buona.
Segue una lettera di un lettore inglese che reagiva alla decisione del Morning Star:
Da Elijha Traven:
Non condivido tutto quello che lei scrive, poiché non sempre ne conosco la provenienza. Ma penso che scrittori come lei andrebbero letti e riletti nel tempo, e non subito attaccati e criticati. Se non ti piace quello che ha preparato il cuoco, non gli urlare contro. E’ inutile. Lascia invece il ristorante e trova un posto dove servono cibo e vino di tuo gradimento. Il mio motto è: lascia che ogni scrittore sia se stesso. Ci sono alcuni scrittori che uno dovrebbe sparargli e basta. Ma…dove andremmo a finire così?
Sono rimasto sconcertato nel leggere nel Morning Star di oggi che un articolo pubblicato Sabato scorso non ha incontrato il gradimento dei lettori. Il giornale si è scusato con i suoi lettori e ha preso le distanze dalle opinioni espresse.
Dicono di aver tratto l’articolo da Counterpunch e non avevano idea di chi lei fosse. Ma chi credono di prendere in giro? Come possono davvero non conoscerla? Cosa molto difficile da credere. Non è una giustificazione credibile. Questo giornale è coinvolto in pieno nella campagna per i diritti dei Palestinesi. Conoscono nome e cognome di tutti i bambini nella Striscia di Gaza e in Cisgiordiania, tale è la loro conoscenza della situazione sul posto.
Sa cosa intendo. Ho letto nel giornale articoli dettagliatissimi pubblicati dalla Campagna di Solidarietà per i Palestinesi. Se li leggo io, anche loro li leggono quegli articoli. Riceviamo continui rapporti dalla Palestina, presentati in riunioni strapiene di gente in tutto il paese; organizzati da Tizio, Caio e Sempronio del partito socialista.
La conoscono benissimo. Non potrebbero non conoscerla considerando il suo grande sostegno ai Palestinesi. Non capisco cosa stia succedendo al Morning Star. Normalmente non ascoltano le opinioni dei lettori. Predicano a memoria da sempre il Vangelo di Karl Marx e Vladimir Lenin. Lo prendi per quello che è. Come il “verbo” che scende sui lettori dall’alto dei cieli.
Non mi ero accorto che lei vivesse Mosca. So cosa intende quando parla della stampa russa, è vero, l’ho letta anch’io per diverso tempo attraverso varie fonti. Tradotta e già disponibile in inglese. Come il Moscow Times. Stanno conducendo una campagna orchestrata contro lo Stato Russo. Non è come nei cosiddetti giornali liberali inglesi o americani. Sono strettamente collegati ai gruppi di protesta delle piazze e sono stati ben contenti quando hanno visto così tante persone dimostrare per strada lo scorso Dicembre e in Marzo di quest’anno.
Non solo la gente è stata sobillata dai noti giornali russi per causare il disordine sociale, ma anche stazioni radio come Echo Moscow hanno contribuito alla cospirazione criminale. La definisco cospirazione criminale perché a me sembra così.
Ho trovato l’articolo che lei ha scritto sulle hooligans delle Pussy Riot. Il Morning Star ha rimosso tutta l’edizione digitale del giornale di Sabato dal sito; anche se questo infrange l’accordo di abbonamento nel quale il giornale s’impegna a farci leggere online tutte le edizioni precedenti. Questo significa ogni edizione delle ultime due settimane o anche dell’ultimo mese.
Sono d’accordo con lei per quanto riguarda le Pussy Riot.
Elijah Traven,
Hull
East Riding of Yorkshire
P.S. George Galloway del Partito del Rispetto è Membro del Parlamento per Bradford West, del sud dello Yorkshire. E’ ben conosciuto per il suo appoggio dichiarato al popolo palestinese. Sono certo lo conosciate già.
Ti saluto, Israel Shamir, per il tuo amore per la Russia e la difesa del suo presidente eletto. Sei un vero difensore della democrazia sociale e delle leggi.
Sig. Shamir, Sono il direttore artistico del quotidiano The Morning Star (www.morningstaronline.co.uk). Vorremo ripubblicare una versione rieditata del suo articolo su Pussy Riot.
Ci può dare il permesso? Sfortunatamente le nostre risorse economiche sono talmente esigue da non poterci permettere di pagarle alcun diritto, ma siamo certi che lei gradirà che il suo pezzo sia portato all’attenzione di un numero di lettori ancora più elevato.
Le saremmo grati di una risposta rapidissima, abbiamo uno spazio libero in un’edizione del weekend.
Con i nostri migliori saluti.
Clifford Cocker
Arts editor
Morning Star newspaper
Ci può dare il permesso? Sfortunatamente le nostre risorse economiche sono talmente esigue da non poterci permettere di pagarle alcun diritto, ma siamo certi che lei gradirà che il suo pezzo sia portato all’attenzione di un numero di lettori ancora più elevato.
Le saremmo grati di una risposta rapidissima, abbiamo uno spazio libero in un’edizione del weekend.
Con i nostri migliori saluti.
Clifford Cocker
Arts editor
Morning Star newspaper
Ho dato subito il permesso e l’hanno pubblicato. Subito dopo l’hanno rimosso, dietro le pressioni della Lobby Ebraica.
La Lobby aveva buoni motivi per obiettare. In quest’articolo io ho scritto:
“Per espressioni verbali antisemitiche molto meno forti, i paesi europei normalmente prevedono una condanna da due a cinque anni di prigione per la prima offesa recata. I russi applicano leggi sull’odio religioso anti-cristiano, e questa per i russi è davvero una novità. I russi hanno dimostrato che gli importa della figura di Gesù Cristo tanto quanto ai francesi importa di Auschwitz, e questo per gli europei è stato uno shock: evidentemente gli europei pensavano che le leggi anti-discriminazioni
potessero essere applicate solo per proteggere gli ebrei e i gay. I
governi occidentali chiedono più libertà per i russi anti-cristiani, ma
allo stesso tempo le negano ai revisionisti dell’olocausto”.
In realtà, la posizione ebraica sulla vicenda Pussy Riot è anche più di questo: anche se non ho ritenuto necessario dirlo nel mio articolo, i più fanatici sostenitori delle Pussy Riot e nemici della Chiesa in Russia, come Viktor Shenderovich, Igor Eidman, Marat Gelman, neanche a farlo apposta sono di origine ebraica. Nessuno di loro è un ebreo praticante, ma pare abbiano ereditato comunque dai loro predecessori l’odio per la Chiesa. Tutti loro, inoltre, sono sostenitori dell’imperialismo occidentale.
Sicuramente ci sono anche molti non-ebrei che odiano la Chiesa e ci sono molti discendenti di ebrei che si sono convertiti al cristianesimo, ma comunque la correlazione è innegabile. Danno il loro appoggio anche i marxisti ebrei inglesi “tribali o kosher”, poiché, a detta di Gilad Atzmon (2), “il marxismo ebreo è molto diverso dal marxismo e socialismo in generale. Mentre il marxismo è un paradigma universale, quello ebreo è un crudo sfruttamento opportunistico di terminologie “filo-marxiste” per la causa tribale ebraica. Atzmon potrebbe anche aggiungere che i marxisti ebrei sostengono l’Impero. In ogni caso, erano tutti all’erta: hanno fatto pressione (3) sul Morning Star e i comunisti inglesi si sono subito arresi.
Non gli importava niente se gli attacchi provenissero da Harry’s Place (4), il più feroce blog sionista nel Regno Unito, totalmente imperialista, fieramente anti-musulmano, contrario fino all’osso all’ Iran e alla Siria, violentemente anti-russo e sicuramente anti-Shamir. Harry’s Place mi ha descritto come “antisemita-negatore dell’Olocausto-collaboratore di Assange-tirapiedi di Lukashenko-quel viscido di Israel Shamir”. Credo che in futuro userò queste definizioni come firma.
Il giornale si è scusato con i lettori in questi termini:
“Un certo numero di lettori ha sollevato serie preoccupazioni sulla decisione di ripubblicare nel numero di Sabato del Morning Star un articolo di Israel Shamir sulla band russa delle Pussy Riot. Il giornale vuole rassicurare i lettori che l’articolo è stato tratto in totale buona fede da Counterpunch senza essere a conoscenza del background dell’autore.
Vogliamo riconfermare l’impegno del giornale a pubblicare articoli di autori che riflettono e sono costantemente impegnati nei valori dell’anti-razzismo, anti-fascismo, solidarietà internazionale e giustizia sociale che il giornale da sempre sostiene fin dalla sua fondazione. Esso resta ben radicato su questi principi e in futuro, dove possibile, cercherà di approfondire le biografie degli autori degli articoli prima di pubblicarli.
Nel frattempo il Morning Star si dissocia dall’opinione dell’autore di quest’ articolo, che non riflette la posizione del giornale o le posizioni del movimento nel suo insieme. Ci scusiamo per il disagio arrecato.”
Così tante parole in codice per mascherare le loro fragili ginocchia. Se non sono in grado di far fronte a un drappello di marxisti ebrei, come potranno mai far fronte ai grandi nemici capitalisti?
Ma non è mia intenzione continuare su questo tono determinista, condannando i Rossi e gli Ebrei. Nonostante le evidenti correlazioni, la gente è libera di pensare e di agire. Siamo esseri liberi. Alcune delle voci più forti contrarie alle Pussy Riot erano Rossi ed Ebrei, o anche russi di sinistra di www.left.ru, alcuni di origine ebraica e altri no, tutti fortemente anti-sionisti (hanno persino tradotto e pubblicato Israel Shahak).
Ecco un estratto di uno dei loro scritti, di Valentin Zorin. Il pezzo spiega bene la posizione della sinistra russa anti-imperialista, quella che dovrebbe influenzare la Sinistra e la Destra anti-imperialiste occidentali.
Pussy-Rioting contro la Russia Indipendente – di Valentin Zorin (estratto)
(in Russo http://left.ru/2012/4/zorin215.phtml )
“…non solo il loro nome (Pussy Riot) è inglese, ma parlano come se traducessero dall’inglese. Usano il linguaggio di un nativo americanizzato che pensa e parla il linguaggio dei colonizzatori. La Russia non è decisamente una colonia dell’Impero Anglo-Americano, o almeno ancora non è una colonia, ma già esistono i nativi colonizzati, e a branchi. Poiché la colonizzazione non è un evento solitario, è un processo prolungato nel tempo.
Le Pussy Riot appartengono alla sinistra radicale borghese tipica delle nazioni colonizzate. Le loro origini vanno cercate nei primi anni della guerra fredda, quando gli Stati Uniti decisero di utilizzare l’ideologia di sinistra per sconfiggere lo stesso comunismo. Femminismo, liberazione sessuale, anche i movimenti per i diritti civili erano sponsorizzati dalle agenzie di stato e da gruppi finanziari americani.
Fecero studi sui generi umani, importarono il post-strutturalismo francese di Foucault e Derrida, per poi esportare i prodotti finiti nelle culture colonizzate.
Per quale ragione? Pensateci: quale sarebbe il soldato migliore per la Russia, uno che crede in “Dio, Re e Patria” o uno che pensa che tutte queste idee (ad eccezione del post-modernismo e del post-strutturalismo) sono solo illusioni indotte dalle autorità? O, più semplicemente: cosa preferirebbe indossare un marines russo sotto l’uniforme in un combattimento faccia a faccia, una croce o un’immagine politicamente corretta e adeguata al genere?
Sì lo so, dopo aver posto questa domanda sarò bandito per sempre dal Regno del Paradiso della Sinistra. Del mio rammarico riderebbe sarcastico un guru francese del post-qualcosa e gli ultraconservatori applaudirebbero.
Ma questa domanda permette di comprendere a fondo il significato della vicenda Pussy Riot, poiché il suo vero significato ci sfugge, e sfugge anche a Putin, e anche alla Chiesa. I Maestri Imperialisti dei Grandi Discorsi ne determinano il significato e noi possiamo solo capire o non capire. Tutti i giornali occidentali hanno detto chiaro e tondo: “Putin contro Pussy Riot; Putin condanna Pussy Riot; Pussy Riot contro Putin”. E’ stato detto e ridetto dai media coloniali russi, praticamente da tutti quelli che contano, ad eccezione di qualche parruccone incallito (…)
Che cosa ha permesso il successo e la fama immediata delle Pussy Riot? Chi ne ha assicurato un posto nella storia? E’ stato Putin, Putin è il nostro Alfa e Omega. Per favore, Putin, non mi picchi, non sono stato io, sono loro, le Pussies!
Non hanno mica chiesto a Maria Vergine di bandire la proprietà privata, i commercianti di droga, i trafficanti di esseri umani, banchieri, polizia, Sesta Flotta o altro. No, le hanno chiesto di rimuovere un cattivo soggetto chiamato Putin dal Cremlino.
Anche se le Pussies si fossero sbagliate, il Dipartimento di Stato, Madonna, La sig.ra Clinton, la signora Merkel, il NYTimes e il Guardian non si sarebbero sbagliati di certo. Tutti loro sanno che dietro a Putin c’e’ una forza che stabilisce dei limiti all’onnipresenza imperialista e al monopolio dei padroni sul significato delle cose.
Senza Putin, ovvero senza che la Russia Indipendente blocchi la strada al dominio totale dell’Impero d’Occidente, nessuno noterebbe le Pussies, neanche noi lo faremmo e neanche i nostri potenti oligarchi. Dà fastidio sentirlo, ma noi diverremmo una remota e insignificante provincia dell’Impero, buona per affari e svaghi, ma di nessuna importanza politica. Diverremmo una Nullità che non fa altro che mangiare e guardare la TV. A controllarci basterebbe una piccola guarnigione di soldati dell’Impero.
Ma nonostante tutti gli sforzi di questo Impero, Putin è ancora seduto sulla sua poltrona al Cremlino.
Qual è il segreto della sua longevità politica? Le crudeli repressioni? E se sì, dove sono i martiri? L’unico prigioniero politico possibile è l’oligarca Khodorkovsky. Un altro potrebbe essere Udaltsov, mai però detenuto per più di quindici giorni. Quindi, forse il segreto è: l’appoggio silenzioso alle masse che non vogliono affondare nella Nullità?
Ci sono tanti motivi per essere disgustati dalla Chiesa, poiché consacra l’arroganza capitalista. Ma se le masse ne hanno bisogno come “il cuore di un mondo senza cuore” per poter sopravvivere, lasciate che sia! E’ cosa buona. E se le masse appoggiano segretamente Putin, perché non esiste altra forza capace di resistere all’Impero e al Nulla, lasciate che sia. E’ cosa buona.
Segue una lettera di un lettore inglese che reagiva alla decisione del Morning Star:
Da Elijha Traven:
Non condivido tutto quello che lei scrive, poiché non sempre ne conosco la provenienza. Ma penso che scrittori come lei andrebbero letti e riletti nel tempo, e non subito attaccati e criticati. Se non ti piace quello che ha preparato il cuoco, non gli urlare contro. E’ inutile. Lascia invece il ristorante e trova un posto dove servono cibo e vino di tuo gradimento. Il mio motto è: lascia che ogni scrittore sia se stesso. Ci sono alcuni scrittori che uno dovrebbe sparargli e basta. Ma…dove andremmo a finire così?
Sono rimasto sconcertato nel leggere nel Morning Star di oggi che un articolo pubblicato Sabato scorso non ha incontrato il gradimento dei lettori. Il giornale si è scusato con i suoi lettori e ha preso le distanze dalle opinioni espresse.
Dicono di aver tratto l’articolo da Counterpunch e non avevano idea di chi lei fosse. Ma chi credono di prendere in giro? Come possono davvero non conoscerla? Cosa molto difficile da credere. Non è una giustificazione credibile. Questo giornale è coinvolto in pieno nella campagna per i diritti dei Palestinesi. Conoscono nome e cognome di tutti i bambini nella Striscia di Gaza e in Cisgiordiania, tale è la loro conoscenza della situazione sul posto.
Sa cosa intendo. Ho letto nel giornale articoli dettagliatissimi pubblicati dalla Campagna di Solidarietà per i Palestinesi. Se li leggo io, anche loro li leggono quegli articoli. Riceviamo continui rapporti dalla Palestina, presentati in riunioni strapiene di gente in tutto il paese; organizzati da Tizio, Caio e Sempronio del partito socialista.
La conoscono benissimo. Non potrebbero non conoscerla considerando il suo grande sostegno ai Palestinesi. Non capisco cosa stia succedendo al Morning Star. Normalmente non ascoltano le opinioni dei lettori. Predicano a memoria da sempre il Vangelo di Karl Marx e Vladimir Lenin. Lo prendi per quello che è. Come il “verbo” che scende sui lettori dall’alto dei cieli.
Non mi ero accorto che lei vivesse Mosca. So cosa intende quando parla della stampa russa, è vero, l’ho letta anch’io per diverso tempo attraverso varie fonti. Tradotta e già disponibile in inglese. Come il Moscow Times. Stanno conducendo una campagna orchestrata contro lo Stato Russo. Non è come nei cosiddetti giornali liberali inglesi o americani. Sono strettamente collegati ai gruppi di protesta delle piazze e sono stati ben contenti quando hanno visto così tante persone dimostrare per strada lo scorso Dicembre e in Marzo di quest’anno.
Non solo la gente è stata sobillata dai noti giornali russi per causare il disordine sociale, ma anche stazioni radio come Echo Moscow hanno contribuito alla cospirazione criminale. La definisco cospirazione criminale perché a me sembra così.
Ho trovato l’articolo che lei ha scritto sulle hooligans delle Pussy Riot. Il Morning Star ha rimosso tutta l’edizione digitale del giornale di Sabato dal sito; anche se questo infrange l’accordo di abbonamento nel quale il giornale s’impegna a farci leggere online tutte le edizioni precedenti. Questo significa ogni edizione delle ultime due settimane o anche dell’ultimo mese.
Sono d’accordo con lei per quanto riguarda le Pussy Riot.
Elijah Traven,
Hull
East Riding of Yorkshire
P.S. George Galloway del Partito del Rispetto è Membro del Parlamento per Bradford West, del sud dello Yorkshire. E’ ben conosciuto per il suo appoggio dichiarato al popolo palestinese. Sono certo lo conosciate già.
Ti saluto, Israel Shamir, per il tuo amore per la Russia e la difesa del suo presidente eletto. Sei un vero difensore della democrazia sociale e delle leggi.
La rivista "Internazionale" partecipa alla destabilizzazione del Venezuela
La rivista “Internazionale”, strumento dell’occidentalcentrismo contro l’internazionalismo bolivariano. Ma demagogia e la falsità mediatica non possono scalfire la Rivoluzione Venezuelana. Non è la prima volta e non sarà certamente l’ultima che ci troviamo a commentare e contrastare la demagogia e le falsità degli organi di informazione e della carta stampata sui processi rivoluzionari in corso nel continente latino-americano e in particolare in Venezuela. Solitamente le monotone rivelazioni insistono nel tentativo di convincere qualcuno che in Venezuela non c’è democrazia e che il suo Presidente Ugo Chavez è un dittatore.
Questa volta, forse rendendosi conto che continuare a definire “dittatore” il legittimo vincitore di dodici competizioni elettorali su tredici, dal 1999 a oggi, più che poco credibile diventa grottesco, hanno cambiato spartito e intonato una musichetta nuova che, cialtroneria a parte, rasenta il ridicolo. “Traditi da Chavez” titola la copertina della rivista “Internazionale”, settimanale italiano dell’ area del centro-sinistra, che ci propone l’articolo di Liza Lopez e John Magdaleno di Revista Anfibia, dall’Argentina. Sottotitolo: Milioni di venezuelani non credono più al Presidente Chavez, ma non vogliono schierarsi con l’opposizione. Saranno decisivi nelle elezioni del 7 ottobre. Al centro della rivista l’inchiesta di dieci pagine, il Venezuela tradito.
Per la prima volta da quando è al potere, Ugo Chavez rischia seriamente di non essere rieletto, è evidentemente l’auspicio dei due giornalisti e della rivista Internazionale che li ha ospitati, e per motivare questa speranza raccontano le storie di alcuni cittadini venezuelani, quasi tutti chavisti pentiti perché traditi.
Inoltre l’inchiesta ci regala la sorprendente scoperta che anche in Venezuela (come in ogni altro paese del mondo, aggiungiamo noi) c’è una parte dell’elettorato che non si schiera né col Governo né con l’opposizione, ma la notizia non è poi così banale perché è proprio su questo che puntano, raccontando di cittadini “non allineati” che in quanto traditi dal Presidente Chavez, potrebbero con il non voto determinarne la sconfitta.
Ma sulle spiegazioni del tradimento arriva il bello e la fantasia come spesso accade supera la realtà. Lasciamo stare le dichiarazioni tipo “il Presidente non ha mantenuto gli impegni” senza naturalmente dire quali, visto che negli ultimi undici anni sono stati creati 4 milioni di posti di lavoro, debellato l’analfabetismo, ricostruito un sistema sanitario pubblico, aumentati i salari e le pensioni ecc.
Lasciamo stare anche un’altra affermazione sul fatto che i venezuelani sarebbero stanchi del clima di divisione e scontro politico fra Governo e opposizione, visto che lo sfidante Henrique Capriles ha partecipato direttamente al colpo di stato del 2002 contro Chavez e da allora l’oligarchia reazionaria che lo sostiene non ha certo cercato il dialogo, ma messo in atto provocazioni continue, ricorrendo alla prevaricazione e alla violenza, anche armata.
Ma quando, per motivare le cause della presunta perdita di consenso del Presidente, si afferma che non ha cambiato la politica economica, che il Venezuela è troppo dipendente dal petrolio e che non si è messo in atto un cambiamento strutturale del sistema produttivo, allora significa davvero che gli argomenti sono finiti e non gli resta, come si dice, che arrampicarsi sugli specchi.
E allora si arrampichino pure, ma di una cosa devono convincersi, che la Rivoluzione Bolivariana del Presidente Chavez, non permetterà alle oligarchie locali e alle multinazionali di arricchirsi alle spalle del popolo rimettendo le mani sulle risorse naturali del paese. La nazionalizzazione del settore petrolifero e dei settori strategici, dopo due decenni di sfruttamento neo-liberista, non ha prodotto soltanto crescita economica, ma ha permesso una forte redistribuzione sociale e dato impulso a programmi di sviluppo e integrazione solidale in tutta l’area latino-americana e caraibica con l’alleanza dell’ALBA.
Al riguardo, ci permettiamo di segnalare qualche dato relativo agli scambi economici e commerciali della Repubblica Bolivariana del Venezuela, a livello regionale e oltre, che potrebbero essere utili anche alla rivista Internazionale e ai “non allineati” in buona fede, per comprendere la portata del cambiamento messo in atto dal Presidente Chavez.
Nel 2007 quando la rivoluzione ha preso il controllo delle telecomunicazioni c’erano 7700 km di fibra ottica, nel 2011 ne sono stati realizzati 6481 km garantendo la connessione con Manaos (Brasile).
Con l’accordo Venezuela-Argentina del 21 marzo 2012 ci saranno ben 23.000 km di fibra ottica che porteranno alla costruzione de “L’anello ottico” che circonderà tutta l’America Latina. Questo permetterà la sovranità e una maggiore sicurezza, eliminando l’obbligo di passare per gli USA per accedere a Internet.
In questo ultimo anno sono stati realizzati accordi di cooperazione tra Venezuela e Brasile che abbracciano l’area delle infrastrutture, della salute, dell’agricoltura, della casa, e del commercio.
Allo stesso tempo sono avanzati processi di integrazione regionale nel Banco del Sur e nel Consiglio Sudamericano di Infrastruttura e Pianificazione (Cosiplan), e il rafforzamento di strutture regionali come la Unión de Naciones del Sur (UNASUR) che stanno sviluppando azioni di integrazione e di avvicinamento anche con il continente africano e il Medio-Oriente.
Il satellite Miranda, lanciato dalla Cina nel quadro di cooperazione bilaterale con il Venezuela, è il secondo dopo il satellite per le telecomunicazioni “Simon Bolivar” messo in orbita nel 2008. Il Miranda è un satellite di osservazione che permetterà allo Stato Venezuelano di poter disporre di dati e immagini di grande utilità per la pianificazione e il monitoraggio in diverse aree del paese, del processo di sviluppo dell’industria, della scienza, del settore agricolo e della costruzione delle case.
Importanti scambi commerciali e nel campo della difesa sono stati sottoscritti con la Russia, e altrettanti significativi accordi sono stati siglati tra Venezuela e Iran, entrambi membri dell’OPEC, nel settore energetico, dopo aver creato nel 2010 una banca di capitale misto con un investimento iniziale di 200 milioni di dollari.
In conclusione, scrivano pure quello che vogliono nemici, oppositori e detrattori vari di destra e di “sinistra”, non possiamo impedirlo, ma per quanto ci riguarda sosteniamo con forza il Presidente Ugo Chavez, nella certezza di una nuova grande vittoria nelle elezioni del 7 ottobre, per la Rivoluzione Bolivariana e l’avanzata del cammino intrapreso nella costruzione del socialismo nel XXI secolo.
Associazione e Rivista Nuestra America
Selvas
Contropiano
La rivista “Internazionale”, strumento dell’occidentalcentrismo contro l’internazionalismo bolivariano. Ma demagogia e la falsità mediatica non possono scalfire la Rivoluzione Venezuelana. Non è la prima volta e non sarà certamente l’ultima che ci troviamo a commentare e contrastare la demagogia e le falsità degli organi di informazione e della carta stampata sui processi rivoluzionari in corso nel continente latino-americano e in particolare in Venezuela. Solitamente le monotone rivelazioni insistono nel tentativo di convincere qualcuno che in Venezuela non c’è democrazia e che il suo Presidente Ugo Chavez è un dittatore.
Questa volta, forse rendendosi conto che continuare a definire “dittatore” il legittimo vincitore di dodici competizioni elettorali su tredici, dal 1999 a oggi, più che poco credibile diventa grottesco, hanno cambiato spartito e intonato una musichetta nuova che, cialtroneria a parte, rasenta il ridicolo. “Traditi da Chavez” titola la copertina della rivista “Internazionale”, settimanale italiano dell’ area del centro-sinistra, che ci propone l’articolo di Liza Lopez e John Magdaleno di Revista Anfibia, dall’Argentina. Sottotitolo: Milioni di venezuelani non credono più al Presidente Chavez, ma non vogliono schierarsi con l’opposizione. Saranno decisivi nelle elezioni del 7 ottobre. Al centro della rivista l’inchiesta di dieci pagine, il Venezuela tradito.
Per la prima volta da quando è al potere, Ugo Chavez rischia seriamente di non essere rieletto, è evidentemente l’auspicio dei due giornalisti e della rivista Internazionale che li ha ospitati, e per motivare questa speranza raccontano le storie di alcuni cittadini venezuelani, quasi tutti chavisti pentiti perché traditi.
Inoltre l’inchiesta ci regala la sorprendente scoperta che anche in Venezuela (come in ogni altro paese del mondo, aggiungiamo noi) c’è una parte dell’elettorato che non si schiera né col Governo né con l’opposizione, ma la notizia non è poi così banale perché è proprio su questo che puntano, raccontando di cittadini “non allineati” che in quanto traditi dal Presidente Chavez, potrebbero con il non voto determinarne la sconfitta.
Ma sulle spiegazioni del tradimento arriva il bello e la fantasia come spesso accade supera la realtà. Lasciamo stare le dichiarazioni tipo “il Presidente non ha mantenuto gli impegni” senza naturalmente dire quali, visto che negli ultimi undici anni sono stati creati 4 milioni di posti di lavoro, debellato l’analfabetismo, ricostruito un sistema sanitario pubblico, aumentati i salari e le pensioni ecc.
Lasciamo stare anche un’altra affermazione sul fatto che i venezuelani sarebbero stanchi del clima di divisione e scontro politico fra Governo e opposizione, visto che lo sfidante Henrique Capriles ha partecipato direttamente al colpo di stato del 2002 contro Chavez e da allora l’oligarchia reazionaria che lo sostiene non ha certo cercato il dialogo, ma messo in atto provocazioni continue, ricorrendo alla prevaricazione e alla violenza, anche armata.
Ma quando, per motivare le cause della presunta perdita di consenso del Presidente, si afferma che non ha cambiato la politica economica, che il Venezuela è troppo dipendente dal petrolio e che non si è messo in atto un cambiamento strutturale del sistema produttivo, allora significa davvero che gli argomenti sono finiti e non gli resta, come si dice, che arrampicarsi sugli specchi.
E allora si arrampichino pure, ma di una cosa devono convincersi, che la Rivoluzione Bolivariana del Presidente Chavez, non permetterà alle oligarchie locali e alle multinazionali di arricchirsi alle spalle del popolo rimettendo le mani sulle risorse naturali del paese. La nazionalizzazione del settore petrolifero e dei settori strategici, dopo due decenni di sfruttamento neo-liberista, non ha prodotto soltanto crescita economica, ma ha permesso una forte redistribuzione sociale e dato impulso a programmi di sviluppo e integrazione solidale in tutta l’area latino-americana e caraibica con l’alleanza dell’ALBA.
Al riguardo, ci permettiamo di segnalare qualche dato relativo agli scambi economici e commerciali della Repubblica Bolivariana del Venezuela, a livello regionale e oltre, che potrebbero essere utili anche alla rivista Internazionale e ai “non allineati” in buona fede, per comprendere la portata del cambiamento messo in atto dal Presidente Chavez.
Nel 2007 quando la rivoluzione ha preso il controllo delle telecomunicazioni c’erano 7700 km di fibra ottica, nel 2011 ne sono stati realizzati 6481 km garantendo la connessione con Manaos (Brasile).
Con l’accordo Venezuela-Argentina del 21 marzo 2012 ci saranno ben 23.000 km di fibra ottica che porteranno alla costruzione de “L’anello ottico” che circonderà tutta l’America Latina. Questo permetterà la sovranità e una maggiore sicurezza, eliminando l’obbligo di passare per gli USA per accedere a Internet.
In questo ultimo anno sono stati realizzati accordi di cooperazione tra Venezuela e Brasile che abbracciano l’area delle infrastrutture, della salute, dell’agricoltura, della casa, e del commercio.
Allo stesso tempo sono avanzati processi di integrazione regionale nel Banco del Sur e nel Consiglio Sudamericano di Infrastruttura e Pianificazione (Cosiplan), e il rafforzamento di strutture regionali come la Unión de Naciones del Sur (UNASUR) che stanno sviluppando azioni di integrazione e di avvicinamento anche con il continente africano e il Medio-Oriente.
Il satellite Miranda, lanciato dalla Cina nel quadro di cooperazione bilaterale con il Venezuela, è il secondo dopo il satellite per le telecomunicazioni “Simon Bolivar” messo in orbita nel 2008. Il Miranda è un satellite di osservazione che permetterà allo Stato Venezuelano di poter disporre di dati e immagini di grande utilità per la pianificazione e il monitoraggio in diverse aree del paese, del processo di sviluppo dell’industria, della scienza, del settore agricolo e della costruzione delle case.
Importanti scambi commerciali e nel campo della difesa sono stati sottoscritti con la Russia, e altrettanti significativi accordi sono stati siglati tra Venezuela e Iran, entrambi membri dell’OPEC, nel settore energetico, dopo aver creato nel 2010 una banca di capitale misto con un investimento iniziale di 200 milioni di dollari.
In conclusione, scrivano pure quello che vogliono nemici, oppositori e detrattori vari di destra e di “sinistra”, non possiamo impedirlo, ma per quanto ci riguarda sosteniamo con forza il Presidente Ugo Chavez, nella certezza di una nuova grande vittoria nelle elezioni del 7 ottobre, per la Rivoluzione Bolivariana e l’avanzata del cammino intrapreso nella costruzione del socialismo nel XXI secolo.
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