martedì 9 ottobre 2012

Grilli: legge di stabilità da 11,6 miliardi, di cui 6,5 per evitare l'aumento dell'Iva sul Sole24ore

Certo, per evitare l'aumento dell'Iva, fino a quando durerà questo ricatto? A riprova che i tecnici non intendono affatto inimicarsi il malaffare mafioso, ma anzi ambiscono a collaborare con esso, come ben si comprende dalla conferma di regalare 790 MILIONI PER LA Torino Lione - ANSA

Intanto il futuro degli italiani si fà ancora più buio.....

9 ottobre 2012

Operazione «Cieli bui» nella legge di stabilità. Lampioni spenti, il risparmio sconfina verso il coprifuoco

Quando ci sono pochi soldi si risparmia come e dove si può e allora, con la legge di stabilità all'esame del Consiglio dei ministri di oggi, parte l'operazione «Cieli bui», «per finalità di contenimento della spesa pubblica,
di risparmio di risorse energetiche, nonché di razionalizzazione ed ammodernamento delle fonti di illuminazione in ambienti pubblici», si legge nella bozza del provvedimento.
Sarà sotto forma di decreto del presidente Consiglio dei ministri il provvedimento che stabilirà «standard tecnici di tali fonti di illuminazione e misure di moderazione del loro utilizzo fra i quali, in particolare:
Meno luce di notte
a) spegnimento dell'illuminazione ovvero suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle ore notturne;
Strade meno luminose
b) individuazione della rete viaria ovvero delle aree, urbane o extraurbane, o anche solo di loro porzioni, nelle quali sono adottate le misure dello spegnimento o dell'affievolimento dell'illuminazione, anche combinate fra loro;
Eccezioni
c) individuazione dei tratti di rete viaria o di ambiente, urbano ed extraurbano, ovvero di specifici luoghi ed archi temporali, nei quali, invece, non trovano applicazione le misure sub b);

Enti locali coinvolti
d) individuazione delle modalità di ammodernamento degli impianti o dispositivi di illuminazione, in modo da convergere, progressivamente e con sostituzioni tecnologiche, verso obiettivi di maggiore efficienza energetica dei diversi dispositivi di illuminazione». Anche gli Enti locali sono chiamati a fare la loro parte, adeguando «i loro ordinamenti» alle nuove disposizioni.

9 ottobre 2012
Errani assemblea AI

Esclusivo, i “privilegi” di Errani
Spese d'oro e i fondi invisibili

Sabato, 6 ottobre 2012 - 10:29:00
di Antonio Amorosi
 
BOLOGNA. Conosci la mossa Kansas City? E' quando tutti guardano a destra e il colpo arriva da sinistra. Come nel caso della Regione Emilia Romagna. Gli occhi sono puntati sulle spese dei consiglieri, i viaggi a sbafo in auto blu, i rimborsi kilometrici e l'accusa di falso per il presidente ma la sostanza potrebbe anche celarsi altrove. Non tutti sanno ad esempio che esiste un “fondo del presidente” che ammonterebbe a una cifra variabile tra 1milione e mezzo e 2 milioni di euro annui. Da non crederci ma è così. La somma sarebbe nelle sue disponibilità e Vasco Errani la elargisce come “sue liberalità” e a sua insindacabile discrezione. Scavando meglio si trovano tante elargizione ma anche cifre minime come quelle che nel 2006 andavano a sostenere la “Sagra della salamina da sugo” o la manifestazione del “Cicciolo d'oro” di Campagnola Emilia. Ma perché esiste un fondo del genere? Su che base normativa è stato creato? Per quale motivo il presidente della Regione Emilia Romagna deve elargire cifre a sua discrezione e con quale criterio lo fa?
Abbiamo scoperto dal saggio “La casta invisibile delle Regioni” di Pier Francesco De Roberti che l'Assemblea legislativa regionale per il suo funzionamento spende 37,6 milioni di euro e siamo impalliditi. Ma non è niente se confrontato all'Agenzia Informazione e Ufficio Stampa della Regione di Vasco Errani: una struttura speciale collocata all'interno del Gabinetto della Presidenza della Giunta e voluta da Errani nel 2006. Se si contattano i dirigenti ed esperti del settore lo ammettono sottovoce. Probabilmente costa intorno ai 24 milioni di euro. L'Agenzia cura la comunicazione, le campagne della giunta e dei vari assessorati. E' composta da 34 addetti tra cui 24 con contratto giornalistico e 10 con contratto amministrativo (guarda il link con la struttura).
L'agenzia è diretta da Roberto Franchini e non fa neanche la rassegna stampa mattutina, che viene acquistata all'esterno dalla Regione ma da vita a tante campagne di comunicazione. Alcune non vengono seguite completamente ma capita che siano affidate a società esterne tra cui la “Pablo”, agenzia grafica tra i cui amministratori figura la compagna del capogruppo Pd in viale Aldo Moro Marco Monari. L'Agenzia è difficile da tracciare nelle spese perché la Regione è un dedalo inestricabile. Ma guardando il sito dell'Ente l'invito alla trasparenza su incarichi speciali, consulenze ed enti controllati, fatta dal segretario del sindacato dei dirigenti regionali Roberto Magarò anche su Affaritaliani, sembra risuonare. Ancor di più se apprendiamo che esiste un'ulteriore struttura doppione della Regione, il Servizio Comunicazione, diretto da Paolo Tamburini e che proprio di comunicazione si dovrebbe occupare! (guarda anche il documento con i 31 giornalisti assunti in Regione che abbiamo pubblicato ma scritto in modo incomprensibile dall'Ente).
Sarà che Errani ha bisogno di rinforzi per resistere al lavoro quotidiano? Per questo forse al servizio della giunta c'è una struttura speciale di ben 188 persone tra dirigenti, giornalisti, segretarie e impiegati: una squadra politica che coadiuva il presidente e i suoi uomini. Sono 24 i giornalisti, di cui 1 dirigente mentre l'Assemblea Legislativa ha altri 7 giornalisti, di cui 1 dirigente per un complessivo di 31 giornalisti (poi i gruppi consiliari ne possono avere ancora altri assunti con i loro budget). Ce n'è proprio bisogno? E con questi numeri? Per capire le proporzioni occorre confrontare l'Agenzia Informazione e Ufficio Stampa (34 persone) con la sede Rai che copre tutta l'Emilia Romagna e che ha circa 30 persone. Simile il risultano ma solo se si sommano le redazioni locali del quotidiano La Repubblica con quella de Il Resto del Carlino!
Se lo scandalo dei consiglieri regionali che pagano dei giornalisti per essere intervistati ha fatto clamore adesso dovrebbe sorgere il dubbio su dove sia finito il pluralismo dell'informazione. Sembra legittimo porselo visto che tra l'esercito di giornalisti assunti in Regione, quelli che dall'esterno vengono pagati per parlarne, chi simpatizza naturalmente con la maggioranza che governa incontrastata dal '45, non si capisce quanti e chi siano le voci fuori dal coro che abbiano ancora l'intenzione di informare il cittadino.
Le domande restano. Secondo quale criterio si è deciso che il presidente di una regione abbia il privilegio esclusivo di un fondo di 1 milione e mezzo/ 2 milioni di euro per elargizioni liberali? E' normale che l'Agenzia speciale Informazione-Ufficio Stampa e le sue campagne costino circa 24 milioni di euro? Possibile che con tutti gli esperti della comunicazione e giornalisti che hanno assunto in Regione non siano riusciti a spiegare i costi della politica dell'Ente in modo completo, trasparente e comprensibile a tutti i cittadini?
Vorremmo che qualcuno ci rispondesse per non risentire affermazioni come quelle della presidente Polverini che di quello che succedeva nella sua Regione non ne sapeva proprio niente.
  Notizie correlate

Idv, il partito della legalità double-face
Nella regione Emilia ci sono state assunzioni di favore tra la cerchia dipietrista

chiara de paolis


Guardare la pagliuzza in casa d’altri e non vedere la trave nei propri occhi è diventato lo sport preferito dei nostri politici.
Anche l’Idv sarebbe scivolata sulla buccia di banana del malcostume delle assunzioni di familiari, parenti e amici.
Non succede dunque solo nella Capitale favorire l’assunzione di parenti e amici ma anche in altre regioni ed enti pubblici. Nella tanto decantata regione Emilia avvengono le stesse cose, solo che non se ne parla. O quantomeno se ne parla in maniera molto soft per non rovinare questa aureola di superiorità morale. Veniamo alla parentopoli sotto le due Torri. Non c’è soltanto la storia del consigliere dell’Idv Nanni, rinviato a giudizio per peculato, che seconda l’accusa avrebbe favorito l’assunzione di moglie, figlia e un nipote ma anche quella di altri esponenti del partito dipietrista che avrebbero fatto la stessa cosa. A quanto parrebbe anche Sandro Mandini, vicepresidente del consiglio regionale dell’Emilia, avrebbe dato seguito al pensiero liberista: prima i parenti e gli amici e poi si vedrà. Il partito della legalità sarebbe dunque venuto meno alle regole della democrazia. E così le assunzioni sono quasi tutte avvenute in rapporto al partito e alle parentele. Il contratto di collaborazione per Roberto Aramo, infatti, è legato al suo rapporto con la tesoriera dell’Idv regionale Sonia Milani. Si tratta di marito e moglie. Oltretutto la tesoriera regionale è stata alle dipendenze della tesoriera nazionale del partito, Silvana Mura. La striscia di assunzioni in linea con il partito della legalità prosegue con quella di Isabella Claroni, figlia del dirigente Atc indicato proprio dall’Idv. Nelle file del cast regionale entra a farne parte anche Filippo Bonazzi, il cui padre è il responsabile giustizia dell’Idv dell’Emilia Romagna. Agli atti del malcostume di assunzioni ci sarebbero anche due lettere della stessa tesoriera nazionale del partito della legalità. Poi agli atti ci sarebbero anche le due raccomandazioni di Silvana Mura, braccio destro di Di Pietro, al presidente della regione Emilia Errani. Le due segnalazioni ovviamente hanno trovato collocazione. Cose che succedono dappertutto. Solo che quando magari si tratta di Berlusconi e soci allora si parla di scandalo e di corruzione mentre quando avviene nella sobrietà del centrosinistra allora si tratta di applicazione della democrazia.    

09 Ottobre 2012 12:00:00 - Rinascita

Corruzione. Anche Penati in convento?

I tanti casi di malcostume di politici e amministratori pubblici fanno crescere l’astensionismo

michele mendolicchio


Che la corruzione nell’ambito dell’amministrazione pubblica sia un male con cui convivere questo è un fatto acclarato dai tanti episodi accaduti nel corso dei secoli e in particolar modo negli ultimi 20 anni. Lo stesso concetto vale per la criminalità, la si fronteggia in tutti i modi ma non si riesce mai a sradicare. Poi se entrano in gioco altri fattori, come l’appartenenza a degli schieramenti politici tutto si complica ancor di più. Chi si nasconde dietro una presunta superiorità morale, chi dietro il paravento della legge e chi dietro il così fan tutti. Per tagliare gli alibi basterebbe cambiare il codice penale, inasprendo pesantemente le pene e le condizioni della carcerazione. C’è comunque anche da sottolineare che nessuna pena, neanche la forca, serve a dissuadere il reo. Però nemmeno si può lasciare il recinto semiaperto ovvero con interpretazioni della legge che favoriscono i reati e danno copertura ai rei. Nemmeno si può accettare che quando nelle maglie della giustizia incappa un esponente di centrosinistra allora si invoca la superiorità morale mentre quando succede nel campo di centrodestra allora si parla di metodo. Prendiamo gli ultimi casi accaduti. Da una parte Fiorito e Belsito, dall’altra Lusi e Penati. Mentre per l’ex tesoriere della Lega si è trattato più che altro di un uso anche privato del finanziamento pubblico: una sorta di bancomat per sé stesso e la famiglia Bossi, nel caso Fiorito siamo alla sfacciataggine del ruba ruba. Anche se va detto che le colpe di tutti gli altri capigruppo e consiglieri non è che siano poi da meno. Se si sottoscrive l’aumento dei soldi spettanti a tutti i partiti poi non si possono agitare le mani pulite. Chi siede al tavolo dell’abbuffata è colpevole come il capotavola. Forse sarebbe opportuno chiudere i rubinetti ai gruppi e destinare almeno per una legislatura tutti questi soldi a chi ha perso il lavoro e che non ha nemmeno un sussidio.
Logicamente Fiorito deve rispondere di altri reati, come il peculato. Tra i diversi incarichi in Regione Lazio l’ex capogruppo del Pdl arrivava a prendere anche 30 mila euro. Quindi con una disponibilità del genere poteva benissimo pagarsi le vacanze, farsi il suv o fare regali alla sua amata mettendo mano alla sua tasca e non a quella del partito. Ma anche tutti gli altri consiglieri di centrosinistra potevano benissimo pagarsi i convegni, le cene, i manifesti, le trasferte con i propri stipendi e non con il banchetto condiviso. E’ chiaro che se tutti, meno i radicali, votano la delibera dell’aumento poi non si possono chiamar fuori dal mal costume. Difatti in tutte le regioni vige questo sistema con la spartizione della torta per maggioranza e opposizione. Se poi parliamo di Lusi, ex tesoriere della Margherita nonché ex senatore del Pd, siamo di fronte ad un caso di bulimia fuori dalla norma. Si è mangiato una fetta di ben 25 milioni di euro della torta Margherita. Se poi l’abbia fatto all’insaputa dei vertici questo molto probabilmente non lo sapremo mai. Però è quantomeno strana tutta questa fiducia nell’ex boy scout. Ultima storia quella di Penati. Sul capo dell’ex vice presidente del Consiglio lombardo pende l’accusa di corruzione, concussione e finanziamento illecito dei partiti. Bisognerà vedere cosa deciderà il gup all’inizio del prossimo anno. I pm dell’inchiesta sono convinti del quadro accusatorio che stante il lungo periodo di analisi per non lasciare nulla di intentato dovrebbe essere corposo. Comunque sia sulla vicenda l’ex braccio destro di Bersani continua a respingere tutte le accuse. Ora due sono le cose: o i due grandi accusatori Di Caterina e Pasini mentono oppure è Penati a mentire. Dove sono finiti i milioni dati all’ex braccio destro di Bersani? Possibile che l’ex presidente della Provincia milanese sia riuscito ad abbuffarsi di tangenti senza lasciare traccia? Perché questo è quello che sostiene Penati: “Sono stato rivoltato come un calzino ma né sui mie conti né in quelli dei miei familiari sono stati trovati”. Però se i pm che hanno in mano l’inchiesta hanno deciso per il suo rinvio a giudizio molto probabilmente è perché hanno dei riscontri. A meno che non siano dei berlusconiani.
Comunque dalla corruzione come anche dalla criminalità non se ne uscirà mai. Sicuramente la potremmo ridurre di molto con l’applicazione di leggi severe. Ma le carceri scoppiano e quindi si opterà per la solita metodologia all’italiana: un periodo in convento per disintossicarsi.
 
09 Ottobre 2012 12:00:00 - Rinascita

Una condivisibilissima riflessione di Chiara Moroni

Quegli elettori così simili agli eletti, tra antipolitica e proclami di rinnovamento

di Chiara Moroni
L’antipolitica è oggi nutrimento quotidiano del dibattito pubblico, la società tutta, individui, gruppi, categorie economiche e sociali si abbattono con virulenza sul sistema politico che versa in condizioni terribili, tanto terribili che oggi sono gli stessi politici a promuovere un messaggio antipolitico. Nella speranza, infatti, di convincere gli elettori – che sono sempre meno cittadini e sempre più soggetti da blandire, esortare, persuadere come fossero consumatori recalcitranti – di essere estranei alla totale mancanza di etica e di responsabilità che ha segnato decenni di pratica politica, coloro che ancora non sono stati travolti dalle indagini della magistratura e dal linciaggio mediatico, deprecano la corruzione diffusa, il basso livello della classe politica e i relativi discutibili meccanismi di selezione, invocano leggi anti corruzione, si accusano vicendevolmente di non aver vigilato, di aver taciuto o come minimo di aver giustificato in nome del “così fan tutti”. In realtà non ci sono “innocenti” perché la colpa di tutti, per quanto minore la si voglia considerare, è di non aver denunciato quello che non potevano non vedere e non sapere.
La classe politica dovrebbe tutta fare uno, se non simbolicamente due, passi indietro, riconoscere il fallimento individuale e di sistema, tornare ad un’etica della politica fondata innanzitutto sul principio del servizio dell’intesse collettivo, garantendo il più trasparente riconoscimento della sovranità popolare.
Non si vuole qui difendere un autodistruttivo messaggio antipolitico, anzi, in nome della politica vera, responsabile e costruttiva, la si vuole difendere dall’uso distruttivo che la classe politica italiana ne ha fatto per decenni.
In realtà, però, i problemi del nostro Paese non si esauriscono nella corruttibilità ideale, quando non materiale, del sistema politico. Ci si deve chiedere se davvero è una certezza che per garantire un miglioramento concreto delle condizioni generali del nostro Paese sia sufficiente cancellare la classe politica esistente e rimettere nelle mani del popolo la sua sovranità, vale a dire la capacita di scegliere e delegare coloro che possono e sanno governare.
La domanda non è retorica, ma sembra del tutto evidente che è proprio rispetto alla capacità dei cittadini italiani di esercitare la propria sovranità che oggi è necessario manifestare i dubbi più preoccupanti. Perché è certo che il fallimento della politica sia attribuibile a coloro che l’hanno incarnata, ma è altrettanto evidente che quei soggetti, come rappresentanti della società civile, ne sono anche una “rappresentazione”.
In democrazia il popolo delega l’esercizio del potere ad organi rappresentativi che sceglie attraverso il voto, mantenendo il dovere di controllare e il diritto di revocare quella delega.
Tali facoltà – controllo e revoca del mandato rappresentativo – possono essere esercitatati con piena consapevolezza sole se i cittadini possiedono una profonda conoscenza del sistema e soprattutto una coscienza radicata del senso del potere e delle sue funzioni sociali.
In Italia, al contrario, mancano un senso consapevole dello Stato e un’idea di comunità che significa rispetto e condivisione, manca la coesione sociale che permette ad ogni singolo di fidarsi e affidarsi allo Stato e agli altri cittadini. Al contrario è evidentemente diffusa l’idea che il delegare al rappresentante politico il potere attraverso il voto significhi aspettarsi in cambio un aiuto privilegiato.
Perché la convinzione che molti uomini politici hanno dimostrato di avere della politica come affare di interessi privati e personali, è condivisa dalla maggior parte dei cittadini che quegli uomini scelgono in un sistema di tacita connivenza, salvo poi gridare allo scandalo evitando con pertinace incoscienza di assumersi la responsabilità etica, quando non morale, che spetta a chi sceglie, delega, investe altri di un mandato.
Oggi i partiti si affannano a ricercare uomini dalla reputazione incorrotta adottando slogan propagandistici che suonano, a destra come a sinistra, con un’esplicita dichiarazione di onestà. “Scegli me, io sono onesto” oppure “Vota per noi, noi siamo responsabili” sono le risposte della politica al sentimento di antipolitica, ma qualcuno si rende conto che la politica sta ammettendo, in un parossismo di esplicita autodistruzione, che fin qui non è stata onesta, responsabile, affidabile?
In nessun altro Paese, moderno e civile, una cosa del genere sarebbe possibile e accettabile, in Italia costituisce la miglior strategia politica possibile. Uomini nuovi, appoggiati da politici vecchi, in un restyling che risponde a una dilagante quanto superficiale rivolta “popolare”, che si placherà quando i più torneranno ad avere il proprio tornaconto garantito dalla politica.
È accaduto all’indomani di Tangentopoli per cui abbiamo assistito ad un parzialissimo ricambio di persone, grandi proclami di rinnovamento, una realtà che si è fatta peggiore di quella che è andata sostituendo, con la più diffusa connivenza dei cittadini variamente interessati. Accadrà ancora, se quei cittadini che hanno una minima responsabilità della dimensione pubblica non alzano la voce, negando, denunciando, agendo in una pacifica ma inesorabile campagna di bonifica dello spazio pubblico e di riappropriazione reale del proprio futuro e dei propri diritti.

2 commenti:

  1. E pensare che ormai è tutto scritto … ed è assolutamente chiaro … infatti la riduzione del deficit con manovre pari a 1 punto di Pil … fanno ridurre il Pil stesso di circa il doppio nei paesi … deboli … quelli che dovrebbero avere come moneta l’€ due e se ne è accorta pure la Corte dei Conti …il cui Presidente Luigi Giampaolino nell’audizione alla Camera sul Def ha detto :“Rigore e tasse una terapia costosa e inefficace” …
    … a cui ha subito risposto il ministro dell’Economia … tale …Vittorio Grilli … “c’è una compatibilità tra rigore e crescita, infatti la crescita senza rigore è come costruire una casa sulla sabbia”… quello stesso Grilli che nel luglio del 2011 … si preoccupava di telefonare a Massimo Ponzellini allora Presidente della Banca Popolare di Milano ed ora agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finanziata all’appropriazione indebita e alla corruzione privata … per chiedere aiuto per diventare Governatore della Banca d’Italia (il futuro controllore che chiede “help” al futuro controllato !!!)… “Eccomi Max, ti avevo chiamato prima perché mi hanno detto da Milano che circola di nuovo questa cavolo di voce che se vado io, la Banca d’Italia si tranquillizza tutto con la Popolare di Milano”( Repubblica, 29 settembre 2012)…
    … e intanto gli italiani si indignano per i “Batman” Fiorito!!!

    Siamo proprio un popolo di.....

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  2. perfettamente d'accordo Eleonora...per non citare l'ennesimo salvataggio MPS. Le dichiarazioni di Grillo sono da Oscar per l'arrampicamento sugli specchi....forse voleva dire che l'austerità serve per rastrellare quattrini che poi saranno devoluti ai "professionisti della crescita", cioè le cricche del malaffare del cemento e per salvataggi bancari.

    Per usare le parole di Maurizio Pallante, il discorso di Grilli è come dire mettere un piede sull'accelleratore e sul freno contemporaneamente. Ma Grilli è un tecnico....forse conosce cose che non non possiamo capire...doppiamo solo pagare

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