martedì 3 agosto 2010

Monta la rabbia della popolazione afgana contro le truppe d'occupazione straniere dopo le ultime stragi di civili
Domenica il centro di Kabul ha assistito alla prima manifestazione popolare di protesta organizzata contro le forze Nato (video).
Centinaia di dimostranti, uomini, anziani e donne col burqa, sono arrivati nella capitale dalla provincia meridionale di Helmand, ma anche dai sobborghi della città, per urlare la loro rabbia contro il crescente numero di civili uccisi dalla Nato e per chiedere il ritiro degli eserciti stranieri dal paese.
Sorvegliati da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, i manifestanti hanno sfilato per le strade del centro di Kabul urlando 'Morte all'America!', mostrando cartelli con le foto di bambini vittime dei bombardamenti americani e striscioni che chiedono giustizia per i crimini di guerra commessi dalle forze Nato e la fine dall'occupazione straniera.
La maggior parte dei dimostranti sono arrivati dal profondo sud del paese, dal distretto di Sangin, in provincia di Helmand, dove lo scorso 23 luglio 52 civili sono stati uccisi da un missile sparato da un elicottero americano contro una casa del villaggio di Regey, nella quale decine di donne e bambini si erano riparati dai combattimenti che infuriavano poco lontano.
Sopravvissuti e residenti della zona sono venuti a Kabul per denunciare l'ennesima strage di civili che rischia di venire insabbiata: i comandi alleati continuano infatti a negare questa versione dei fatti, confermata dallo stesso governo Karzai.
Ma la manifestazione di domenica era anche una reazione all'incidente di venerdì scorso, quando due Suv blindati dell'ambasciata americana - guidati da contractors della DynCorp - hanno investito a folle velocità un'auto su cui viaggiavano quattro civili, uccidendoli sul colpo.
''Questi incidenti avvengono di continuo - protestava da dietro la retina del burqa Samìa, 26 anni - perché per loro non c'è differenza tra afgani o animali''.
''Dopo l'incidente - diceva ai giornalisti presenti Rabìa, una donna anziana - la gente era inferocita contro gli americani: se non fosse intervenuta la polizia li avrebbero fatti a pezzi. E se avessi potuto, lo avrei fatto anch'io''.

''Le truppe straniere se ne devono andare dall'Afghanistan - aggiunge Samìa - perché non riusciranno mai a fare nei prossimi anni quello che non sono riusciti a fare negli ultimi dieci. Rimanendo qui non faranno altro che provocare altri morti innocenti''.
Gli afgani accusano le truppe straniere non solo per le vittime civili causate direttamente dalle loro armi, ma anche per quelle causate indirettamente dalla loro presenza; che si tratti di persone uccise in un bombardamento dell'aviazione Usa o in un attentato talebano contro un convoglio Nato, per loro la causa di queste morti è sempre e solo una: l'occupazione straniera del paese.
Secondo le stime ufficiali dell'Onu, le vittime civili della guerra in Afghanistan dal 2001 a oggi sono state almeno 14mila. Molte di più secondo altre fonti indipendenti.
Enrico Piovesana


Afghan files, forse c'è molto di più
Un enorme file, liberamente scaricabile ma criptato, sarebbe l'"assicurazione" di Assange e WikiLeaks
Un file criptato potrebbe contenere altri documenti sulla guerra in Afghanistan, simili a quelli secretati dal Pentagono e pubblicati da WikiLeaks il 25 luglio.
Ma è un file così pesante, ben 1.4 Gb, da suggerire che eventuali "rivelazioni" in esso contenute possano avere un eco ancora più assordante di quelle già pubblicate. Forse finora abbiamo avuto solo l'antipasto.

Rinominato "insurance.aes256", è visibile online e scaricabile, in coda a quelli già noti. Come recita beffardamente il nome, potrebbe essere l'"assicurazione" per il fondatore di WikiLeaks Julian Assange. Come nei migliori thriller, il testimone chiave o il criminale pentito mette in cassaforte parte delle sue verità per garantirsi l'immunità.
L'estensione ".aes" designa invece un sistema di criptazione tra i più sicuri e che, ennesima beffa, è utilizzato sia dal governo statunitense sia dalla Cia. Come a dire: ti do scacco matto con le tue stesse mani.

L'ipotesi che il file sia una sorta di assicurazione sulla vita è comparsa in un altro sito che diffonde materiale classificato e riservato, Cryptome, secondo cui se qualcosa succedesse ad Assange o a WikiLeaks alcuni "volontari" potrebbero diffondere il rete la password per leggere il file.
"Il file 'insurance.aes256' è dieci volte più grande degli altri sette file messi insieme. Sembra essere criptato con il sistema Aes. Ci si chiede se includa i 15mila documenti afgani trattenuti o i file originali allo stato grezzo. Oppure qualcosa di molto più grosso, pre-posizionato per una pubblicazione ("assicurazione") a fronte di eventuali attacchi da parte dei dipartimenti della Difesa e della Giustizia o da ignoti. Un codice d'accesso verrebbe poi ampiamente diffuso o pubblicato in caso di un'azione di forza."
Il dibattito sulla reale natura del file ovviamente impazza in Rete, dove si fa strada anche un'altra ipotesi: il documento sarebbe uno splendido bluff. Si tratterebbe cioè di puro codice spazzatura messo lì da Assange e soci per far credere di essere in possesso di molti altri segreti scottanti. Dal punto di vista della sua funzione "assicurativa" poco cambia. Discorso completamente diverso invece per la sua importanza documentaria: in tal caso, sarebbe nulla.

Secondo "Wired", Bradley Manning - il marine Usa accusato della fuga di notizie ("leak") verso WikiLeaks - avrebbe confidato all'ex hacker Adrian Lamo che i documenti giunti in possesso di Assange sono molti di più dei 91mila già diffusi (a cui si aggiungono 15mila di cui è stata rinviata la pubblicazione per ragioni di sicurezza): si parla di 500mila.
Gabriele Battaglia

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