Toh, rispunta la crisi dell'Euro
24 agosto 2010 (MoviSol) - La "Giunta" UE credeva che la crisi dell'euro sarebbe scomparsa a forza di annunci e "fare ammuina". All'uopo, la BCE e le autorità finanziarie dei vari stati membri avevano organizzato la truffa chiamata "stress- test" per le banche, a conclusione della quale era stato trionfalmente annunciato che il settore bancario europeo è "sano". Solo per affrettarsi, il 10 agosto, a finanziare il salvataggio della Anglo-Irish Bank con un assegno di 10 miliardi di euro (da notare, con decisione autonoma della Commissione Europea, che ha la delega per decidere l'utilizzo del fondo di salvataggio). I costi totali del salvataggio della AIB, che non era nemmeno stata inclusa negli stress-test, sono ora saliti a 24,5 miliardi, equivalenti a oltre il 10% del PIL irlandese.
Un sistema interbancario ancora bloccato, la ripresa delle tensioni sul mercato dei titoli di stato e dati negativi sull'economia reale – esclusa la fuorviante "ripresa" tedesca - mostrano che la crisi dell'Euro non è mai sparita. Semmai, le politiche della Giunta UE l'hanno aggravata. I costi di rifinanziamento del debito greco sono ancora a livelli record: Atene, il cui output è sceso del 3,5% nel secondo trimestre, paga gli stessi tassi sui titoli decennali, del periodo "caldo" della crisi, in aprile: il 10,7%. Nel frattempo, il settore bancario greco è tagliato fuori dal credito internazionale, e a loro volta hanno chiuso il rubinetto dei crediti alle imprese, come denuncia allarmata la Camera di Commercio di Atene.
Il Commissario alle Finanze EU, Olli Rehn, ha ammesso ciò che finora l'UE aveva dissimulato: il "salvataggio" della Grecia, per cui è stata autorizzata una seconda tranche il 19 agosto, è in realtà un salvataggio delle banche. Il governo greco ha fatto il suo dovere tagliando il bilancio, ha detto Rehn, ma ora "la sfida immediata è garantire adeguata liquidità e stabilità finanziaria per il settore bancario".
Le banche greche hanno perso l'8 per cento dei depositi da gennaio a maggio, secondo un rapporto della Hongkong and Shanghai Banking Corporation. I prestiti BCE alle banche greche hanno raggiunto il livello record di 96 miliardi in luglio, e gli osservatori si chiedono quanto collaterale loro rimanga per ottenere ancora credito. Non solo la Grecia, ma anche le banche portoghesi hanno preso più danaro in prestito dalla BCE (da 41,5 a 50 miliardi da giugno a luglio). In totale, le banche dei paesi "PIGS" hanno ricevuto 387 miliardi dalla BCE in luglio.
All'orizzonte si addensano dense nubi sul debito pubblico italiano. Se, come è ormai probabile, l'8 settembre comincerà il conto alla rovescia della crisi di governo, l'Italia avrà solo la scelta tra la padella e la brace. Mentre la fazione del "Britannia" usa la minaccia dei mercati finanziari per scoraggiare il ricorso alle elezioni anticipate, l'alternativa di un governo tecnico, magari guidato dall'ex Goldman Sachs Mario Draghi, significa macelleria sociale e svendita di ENI, ENEL e altre risorse pubbliche. Insomma, una cura "greca" all'ennesima potenza, con gli stessi risultati: creazione di ulteriore debito e contrazione dell'economia reale – ergo, aggravamento della crisi.
Poiché la situazione finanziaria italiana é comunque insostenibile anche in assenza di una crisi di governo, è sempre più chiaro che la salvezza dell'Italia sta nell'abbandonare il Titanic che affonda: l'antieconomico, antidemocratico e imperiale sistema dell'euro.
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