martedì 17 agosto 2010

di Marco Saba

16 agosto 2010

Uno statista del secolo scorso diceva che i parlamentari pensavano solo ad essere eletti, dopodiché per quattro anni si facevano i loro affari. Aggiungerei quello che diceva un partigiano, che il parlamento cioè non rappresentava proprio gli italiani a causa del fatto che non c’erano contadini eletti… mentre tra gli italiani ce n’erano parecchi…. Una volta capito che chi dice di rappresentarci fa solo i suoi interessi, diventa facile capire che il sistema non va. Manca solo capire di che interessi si tratta.

Quello che la maggior parte della gente non sa è che oltre ai tre tradizionali poteri fondamentali dello stato, legislativo, esecutivo e giudiziario, esiste un super-potere che è quello della finanza e del sistema bancario. Un potere che da sempre vive nell’ombra delle sue pratiche poco trasparenti, che sceglie e qualifica i propri massimi aderenti attraverso un’opera di selezione effettuata da organizzazioni anodine e talvolta segrete (se non nell’elenco dei suoi membri, nell’elenco delle gesta). Questo sistema del credito e dell’accreditamento perdura da circa 6.000 anni ed ha decretato fortune e sventure di imperi, spesso crollati sull’onda della loro stessa infinita arroganza. La stessa arroganza che leggi oggi negli occhi del funzionario di banca che ti nega un affidamento, o te lo revoca, sapendo che non hai nessuna autorità superiore cui rivolgerti per invocare un giudizio equo o semplicemente “altro”. Perché poi scopri che alla magistratura basta solo la parola del funzionario bancario, sicuramente uomo d’onore, per emettere una condanna o per pignorarti tutto. Un ex concessionario della Ford mi disse ad un certo punto che, esasperato per una situazione simile durante una riunione in banca in cui si decideva della sua situazione creditoria, ebbe a dire a battuta: Ma come si fa per difendersi da voi? Occorre rivolgersi alla mafia? Allorché il direttore generale della banca gli si avvicinò e, sorridendo, gli sussurrò all’orecchio: “Siamo noi la Mafia!”.

Se ci accorgiamo che la prima legge unitaria d’Italia fu l’istituzione del Gran Libro del Debito Pubblico, possiamo cominciare ad insospettirci sulle reali motivazioni dell’Unità d’Italia… Se poi scopriamo che questo libro a sua volta prende a modello quello del Gran Livre de la Dette Publique instaurato nel 1793 in Francia, poco dopo la rivoluzione francese, ci interesserà indagare sul perché quest’ultimo riconosceva come validi tutti gli indebitamenti PRECEDENTI la rivoluzione stessa!
LE RENDITE RIMANGONO SEMPRE INTATTE: cambiare tutto per non cambiare niente. E chi le prende queste benedette rendite legate al debito pubblico? Ovviamente, chi detiene i titoli di stato. I misteriosi RENTIERS citati talvolta da ambienti di destra o sinistra al di fuori dei giochi. RENTIERS che sarebbero, secondo l’immagine agiografica propugnata da finti patrioti infedeli e traditori, alla fine riconducibili ad una povera vecchietta che vive della rendita dei titoli. Una specie di vecchia battona che, arrivata ad una certa età, investe il patrimonio faticosamente sudato in titoli del debito di stato, sicuramente!

La vecchia battona si chiama: BANCA D’ITALIA, intendendo il sistema di banche ad essa collegata.

E qui occorre precisare una cosa: le banche non sono intermediarie del credito, ma bensì creatrici del credito. Più del 90% del denaro viene oggi creato dalle banche attraverso false scritture contabili. Una realtà ignorata dai giudici di Pinocchio, ovvio. Specialmente quelli dei tribunali fallimentari. Più fallimentari di così!

Nella targa esposta sulla prima aula penale del Tribunale di Bergamo, i nostri “amici” goliardi vestiti d’ermellino, hanno inciso nella pietra: “Realizzata col contributo della Fondazione del Credito Bergamasco”. Non si vergognano ormai più nemmeno, questi funzionari pagati dalla Banca d’Italia per fare i giudici, attraverso il servizio di Tesoreria dello Stato usurpato dal 1907, affidato senza mai alcuna gara e rinnovato automaticamente ogni vent’anni…

Qui la magistratura deve fare una scelta precisa, per evitare di essere anch’essa giustiziata dal Tribunale della Storia: o con Bankenstein o con il Popolo Italiano. Oppure le sentenze le dovrà emettere “In nome della consorteria dei banchieri italiani”. Individuato il legame che subordina il potere giudiziario a quello bancario, riscontrabile in maniera clamorosa all’interno dei procedimenti fallimentari, dove la moneta falsa dei banchieri vien presa per buona, come fosse davvero un TANTUNDEM, ci rimangono altri due poteri corrotti da analizzare: quello legislativo e quello esecutivo.

Il potere legislativo ci ricollega all’inizio di quest’articolo. La sua corruzione si vede benissimo dal fatto che mai, MAI, sono stati discussi in aula i vari disegni di legge relativi alla ripresa della sovranità monetaria, quelli ispirati al lavoro del professor Giacinto Auriti. Piuttosto si è preferito lasciar cadere i governi invece di semplicemente discuterli in pubblico. E già…. perché l’esempio eclatante della corruzione legislativa lo si riscontra leggendo attentamente la legge sul segreto di stato laddove pone sotto segreto informazioni relative alle scelte economiche e monetarie, negando l’accesso alle prove decisive su azioni eversive dell’ordine costituzionale ed in contrasto con l’art.3 della Costituzione stessa. Tipico frutto ne fu il Trattato di Maastricht, dove di fatto tutta la sovranità economico-monetaria venne ceduta in blocco ad una banca privata derivata dalla società Istituto Monetario Europeo, la BCE.

Quello che sto dicendo è che laddove lo stato decide di destinare oltre il 50% delle risorse per costituire rendite private per personaggi che si nascondono dietro la proprietà delle banche e delle fondazioni, per oligarchi benedetti dall’Opus Dei, sta violando l’articolo dove dice che “è compito della repubblica eliminare gli ostacoli allo sviluppo economico e sociale”, perché proprio questi ostacoli perpetra senza vergogna! Difatti, mentre la BCE, e ancor prima la Banca d’Italia, si è schermata completamente dalle eventuali direttive politico-democratiche sovrane, viceversa essa stessa influisce eccome – attraverso ricatti collegati al debito pubblico – sulle politiche dei paesi UE e dei singoli governi. E quegli atti terroristici di “moral suasion” nei confronti dei governanti sono ancor oggi coperti da segreto di stato… tanto per chiudere il cerchio. Ecco perché a Pierpaolo Pasolini “mancavano le prove” !

A questo punto non rimane che l’esecutivo, il governo ladro, da esaminare. L’esecutivo potrebbe porre fine a questo scempio secolare tramite un decreto d’emergenza che instauri una super-procura anti-Bankenstein, se vuole recuperare credibilità. E disponendo che gli apparati di intelligence elaborino delle strategie e tattiche a supporto di politiche monetarie d’emergenza volte ad evitare che il paese sprofondi ancor più in una depressione senza fine. Il Governo può obbligare il Parlamento almeno a discutere i progetti di legge che esaminano il REDDITO DI CITTADINANZA, una indennità mensile erogabile a tutti fin da subito attraverso l’emissione di una “moneta nazionale d’emergenza”.

Oppure, andate tutti quanti a farvi impiccare sotto al ponte dei frati neri della Goldman Sachs.

L'economista smascherato



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