mercoledì 11 agosto 2010

I perché del Comitato Anti-centrale

Partiamo dal presupposto che la pianura padana, a causa del ristagno d´aria e delle industrie presenti è già una delle aree più inquinate al mondo con alti livelli di polveri sottili e ossidi di azoto (nox).
- Le polveri sottili, specie quelle più piccole < pm2,5 (che sono assai più nocive delle più grandi pm10 di cui spesso si parla) vengono assorbite dall´organismo in pochi secondi e nel giro di un´ora entrano in circolo raggiungendo i vari organi, dove si accumulano. Queste polveri hanno effetti cancerogeni, mutageni, penetrano sin nel nucleo delle cellule e, dato che nessun tessuto le arresta, passano anche dalla madre al feto causando malformazioni di vario genere.
- Gli ossidi di azoto sono “semplicemente” cancerogeni.
- Una centrale che produce energia elettrica bruciando olio di colza o palma utilizza una tecnologia obsoleta (usa motori diesel di derivazione navale), il suo rendimento è molto basso ed è economicamente conveniente soltanto finché è sostenuta dagli incentivi statali (certificati verdi). L´Italia è l´unico paese UE che concede incentivi per questo tipo di tecnologia. Nel momento in cui l´erogazione di questi certificati dovesse arrestarsi, si fermerebbe anche la centrale (magari per essere trasformata in un inceneritore di rifiuti, ancor più nocivo quanto a polveri ultrasottili).
- Una centrale da 24 Mw brucia attorno alle 4,5 tonnellate di olio l´ora per 24 ore al giorno, ovvero quasi 40.000 tonnellate l´anno. Dato che il  rendimento di un ettaro di terreno è di circa 1 tonnellata di olio e che la colza richiede una rotazione triennale, servono 120.000 ettari di terreno per fare tutto ciò.
Un tempo nel ferrarese, c´erano ca. 40.000 ettari coltivati a barbabietola, che nel tempo si erano poi ridotti a meno di 20.000, perchè sostituiti da altre colture. Ora, anche ammettendo che tutti gli agricoltori abbandonassero le colture sostitutive e adibissero un´area equivalente alla barbabietola di un tempo per la colza, occorrerebbero 3 province di Ferrara; altrimenti ne occorrono 6. Ovviamente esistono altri impianti in regione che utilizzano colture locali e questo confligge ulteriormente con le necessità di approvvigionamento della centrale.

- Quindi, in mancanza dell´olio di colza, si va a prendere l´olio di palma che sta in estremo oriente, dove si sta facendo scempio di foreste (qualche decina di km. quadrati ogni giorno, riportando tra l´altro in atmosfera l´anidride carbonica che queste avevano fissato nel corso di decenni o secoli) ed ecosistemi, facendo tra l´altro ampio uso di pesticidi proibiti in Europa (che verranno poi bruciati insieme all´olio). Gli attuali problemi del golfo del Messico dovrebbero farci riflettere su cosa comporta lo sfruttamento incontrollato dell´ambiente. Anche perché, come ha detto qualcuno, il pianeta dovrebbe essere trasmesso da ogni generazione a quella successiva, mentre un´usura esagerata, porterà prima o poi al collasso.
- C´è poi il problema etico (anche se molti fingono di non vederlo), di destinare terreni e vegetali a questo scopo sottraendoli all´alimentazione umana. Se per il petrolio non ci sono molti usi oltre a quelli industriali, produrre invece piante per bruciarle al fine di far funzionare – ad esempio- un frullatore, è una cosa piuttosto triste.
- Non sono mai state prese in considerazione tecnologie alternative e più avanzate per la centrale, quali il fotovoltaico o il solare termodinamico, con la scusa che hanno un basso rendimento; ma sono giustificazioni che non reggono in quanto questi impianti, oltre a durare il doppio (30 anni contro 15), essere in continua evoluzione e modulabili a piacimento, alla fine avrebbero in uno spazio di una trentina di ettari, un rendimento maggiore della centrale a olio, che sarà sì relativamente piccola quanto a bruciatori, ma ha appunto bisogno dei 120.000 ettari di coltivazioni.
- La centrale ad olio, secondo i tecnici del settore, produce anche rumori e vibrazioni molto forti e difficilmente schermabili. A Conselice, dove una ditta utilizza una centrale di questo tipo per alimentare i macchinari, non esiste nessuna abitazione privata nel raggio di qualche centinaio di metri proprio per questo motivo.
- La ricaduta del particolato e dei gas prodotti dalla centrale si misurano nell´ordine di decine di chilometri; quindi farla anche lontano dagli abitati non ha molto senso. Ma, ovviamente attorno della centrale c´è il massimo accumulo, specie in assenza di venti (come nella nostra zona). Se la centrale viene realizzata nell´area dell´ex zuccherificio, è a poche centinaia di metri da centro e scuole e a qualche decina dalle abitazioni civili. Se viene fatta dietro la stazione, aggiungiamo un chilometro, ma è comunque una distanza ridicola. Consideriamo anche che i filtri che dovrebbero abbattere i fumi, quand´anche dovessero funzionare perfettamente, fermano una parte degli nox e delle polveri, ma non possono niente contro il particolato più fine che passa comunque o va a formarsi anche a distanza di chilometri dai camini.
- Si pubblicizza questo impianto come una manna per l´occupazione; in realtà queste macchine necessitano di pochi addetti; comunque non più di quelli che richiederebbe un impianto solare.
- Se continuiamo a parlare del lato economico, in realtà il saldo per Bondeno è pesantemente negativo. Con un impianto inquinante vicino, le coltivazioni vedranno ridurre inesorabilmente il loro valore; qualsiasi attività turistica /agrituristica e di valorizzazione ambientale ne risentirà ed il valore degli immobili di tutta la zona subirà un ridimensionamento, in quanto, checchè se ne dica, a nessuno garba l´idea di venire a stare vicino ad una centrale.
Considerando che a Bondeno capoluogo ci sono ca. 3.000 famiglie (e quindi altrettante abitazioni più uffici e svariate attività commerciali), anche una riduzione di pochi punti percentuali (considerando il valore medio degli immobili), si traduce in un danno per la nostra comunità di decine di milioni di euro. Questo senza che ai bondenesi venga alcun vantaggio, giacchè l´energia prodotta, andrebbe nella rete Enel e gli introiti dell´operazione ad imprenditori che neppure vivono qui.
- Mentre si vorrebbe sostenere che l´impianto porta vantaggi alla comunità, il Comune però riceve dalla società che lo vuole realizzare un indennizzo di mezzo milione di euro: è implicito quindi che la centrale infligge un danno.
- A fianco della centrale si vogliono realizzare un impianto di conserve, uno per la realizzazione di biopolimeri ma, prima di tutto, un impianto di spremitura per l´olio da bruciare. A parte i dubbi che sussistono circa la legalità di questi impianti in zone così prossime all´area urbana (perché comunque impattanti), c´è da dire che l´impianto di spremitura utilizza per il suo ciclo solventi infiammabili e tossici. In caso di incidente derivante dalla vicinanza di tutti questi fattori di rischio, è facile immaginare le conseguenze e le ricadute sul paese.
- La Provincia di Ferrara ha adottato nel 2008 un piano di tutela e risanamento della qualità dell´aria, consapevole di quanto si diceva all´inizio (la pianura padana è già pesantemente compromessa). Questo prevede tra l´altro, di valorizzare le tradizioni agricole, garantire l´utilizzo delle migliori tecniche disponibili sia a fini energetici che ambientali, contribuire alla riduzione dell´inquinamento, sia locale che globale, il risanamento della qualità del´aria con riduzione degli inquinanti maggiormente pericolosi per la nostra area (ossidi di azoto, pm10, 2,5, co2, microinquinanti di origine industriale tossici e cancerogeni). Praticamente l´opposto di ciò che si ottiene con questo impianto! Oltretutto Bondeno è già classificato in zona “A”, ovvero “territorio dove c´è il rischio di superamento del volare limite e/o delle soglie di allarme”.
- Sempre a questo proposito, infastidisce l´atteggiamento di supponenza di chi vuol realizzare la centrale che, a sostegno delle sue tesi, dichiara che “l´impianto (da solo) ha emissioni nei limiti di legge”. E ci mancherebbe! Però scorda di dire che va a aggiungere danno ad un situazione già critica. ….Se ci chiudiamo in garage con la macchina accesa (sia pure essa euro 5 e nei limiti di legge), non abbiamo grosse speranze di sopravvivenza!
Per Comitato Anticentrale Paola Paganelli
http://www.estense.com/i-perche-del-comitato-anti-centrale-072046.html

0 commenti:

Posta un commento